12.8.06

Puoi dire davvero di conoscermi?

SARAH: "Per tutta la vita, sono stata l’espressione di altra gente. La prima cosa che ho imparato a capire è stata che tutti dovevano sentirci, ma io non potevo e questo era male. Poi appresi che tutti dovevano essere brillanti, ma io ero ritardata. Poi dissero che, oh no, non ero ritardata in modo permanente, ma solo temporaneo e che per essere brillante dovevo fare l’imitazione della gente che possedeva fin dalla nascita tutto quello che una persona deve avere per essere a posto: orecchie che ci sentono, bocca che sa parlare, occhi che sanno leggere, cervello che capisce. Beh, il mio cervello capisce molte cose, e i miei occhi sono le mie orecchie. Le mie mani sono la mia voce o il mio linguaggio, il mio modo di esprimermi, la mia capacità di comunicare, sono notevoli quanto i vostri. Forse di più, perché io posso comunicarvi con un’immagine un’idea più complessa di quella che voi potreste spiegarvi reciprocamente con cinquanta parole. Per esempio, il segno “collegare” è un segno semplice… eppure ha un significato molto più ampio, quando viene spostato tra noi, così. Adesso significa essere uniti in un rapporto, essere due persone distinte in una sola entità. Un intero concetto con un semplice segno. Bene io voglio essere unita ad altre persone, ma per tutta la vita tutti hanno sempre avuto la pretesa di conoscermi. Lei dice; lei pensa; lei vuole. Come se io non esistessi. Come se non ci fosse nessuno, qui dentro, che potesse capire. Finché non mi permetterete di esprimere la mia personalità, il mio io, al pari di voi, non sarete mai realmente in grado di penetrare il mio silenzio, né di conoscermi. E finché non ne sarete capaci, non permetterò mai a me stessa di conoscervi. Fino a quel momento, non potremo mai essere uniti. Non potremo mai entrare in una relazione. (Silenzio)"

Tratto dal film "Figli di un dio minore"